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Kommentare
Di
seguito alcune tra le cose più preziose che
sono state dette o scritte in occasione del
nostro XVIII LabORAtorio.
Comunico che Il Baglio sarà presente al
Meeting di Rimini dove Enrico Tiozzo, dei
Centri di Solidarietà, ci ha proposto di
condividere un interessantissimo spazio nel
padiglione C1.
Calogero Zuppardo
 
Lettera del Card. Paolo Romeo
Palermo, 10 aprile 2012
L'incontro fra artisti di diverse culture e
sensibilità ha generato nel passato in
Sicilia una singolare sintesi della quale
ogni attento visitatore resta colpito.
Questo è uno dei segni della vocazione della
nostra amata Isola che, per la sua posizione
geografica e per l'indole dei suoi abitanti,
già in epoca antichissima è stata
considerata terra d'incontro, crocevia di
itinerari culturali ed economici, spettacolo
di varietà geologica ed antropologica.
Il cristianesimo, giunto qui nei primi anni
della sua diffusione, con la sua innata
propensione all'accoglienza e con l'esempio
dei suoi numerosi santi, ha esaltato e
valorizzato questa vocazione.
Non è quindi un caso che l'associazione
denominata Il Baglio, che vede nella
collaborazione fra artisti di diversa
specificità la sua principale
caratteristica, sia nata a Palermo ed abbia
poi incontrato altri gruppi europei.
Auspico che la vostra opera ed il vostro
lavoro, la vostra amicizia ed il vostro
cammino siano utili e proficui per voi
stessi, per l'Europa e per la Chiesa
universale. Le difficoltà, che incontrate
sul vostro cammino di artisti, non vi
scoraggino e i successi non vi
inorgogliscano perché i talenti vi sono dati
per la Gloria di Dio e a servizio dei
fratelli.
Portate a tutti coloro che incontrerete, ed
in particolare ai miei confratelli
nell'Episcopato a Vienna e a Budapest, il
mio fraterno saluto ed il mio cordiale
ringraziamento.
+ Paolo Card. Romeo Arcivescovo di Palermo
Inaugurazione con Sua Eminenza Cardinale
Christoph Schönborn
Chiesa degli Agostiniani, Cappella di San
Giorgio, Josefsplatz - Vienna
Mostra Collettiva a cura di IMAGO UNITATIS
Mercoledì, 9 Maggio 2012 - ore 19,00

Cari amici di IMAGO, cari amici del Baglio!
È per me un privilegio e una gioia
particolare ritrovare gli amici del Baglio
qui a Vienna, dopo tantissimi anni che non
ci vediamo. Però, uniti nello sforzo comune
di recuperare il linguaggio quasi smarrito
dell’arte cristiana, siamo rimasti in
contatto e il nostro rapporto non si è mai
interrotto.
Noi viviamo in “un’epoca precaria”, come
dice un poeta, “in epoca precaria”– perché,
quando ammiriamo le chiese antiche ed i
musei in qualunque parte d’Europa, siamo
colpiti della così tanta abbondanza di arte,
e si tratta sempre, o quasi sempre, di arte
cristiana, tanto che noi, oggi, a confronto,
ci sentiamo poveri.
Naturalmente ci sono diverse spiegazioni sul
perché ci siamo ridotti così? Dalla grande
“oikumene” dell’immagine cristiana, del
linguaggio figurativo cristiano, che si è
protratto dal medioevo al rinascimento,
l’arte cristiana usava un linguaggio comune,
dalla Catalogna all’Irlanda, dalla Nubia ai
Paesi Slavi, dal Medio Oriente, dalla Terra
Santa, madre della nostra fede, fino ai
posti più lontani dell’Europa. Ovviamente
con vari accenti e numerosi dialetti, ma
comunque usava un linguaggio, una grammatica
e una sintassi comune. Però nel Rinascimento
questa universalità si è persa e l’arte è
diventata una faccenda per esperti con un
incredibile sviluppo, uno sviluppo
grandioso, ma nello stesso tempo con un
distacco, un allontanamento dal centro della
fede cristiana e dall’espressione di un
comune linguaggio cristiano figurativo. Sino
al crollo tremendo nell’Ottocento e, infine,
nel Novecento.
L’importante domanda che abbiamo
approfondito, dal 1995, nell’ambito del
lavoro di IMAGO – ringrazio il mio caro
amico e collaboratore da 22 anni, Georg
Stein, per la sua fedeltà, per il suo
sforzo, molte volte deriso, criticato ed
anche ignorato – è quella di ritrovare il
linguaggio cristiano figurativo – scusatemi
se mi rivolgerò specialmente agli artisti
figurativi, non dimenticando i musicisti e
naturalmente gli scultori e i letterati – ma
il grande bisogno è senza dubbio la ricerca,
generalmente, di un linguaggio figurativo
oggi, che annunci la fede cristiana senza
ridurla, che possa veramente comunicarla e
raffigurala.
Il fatto che il gruppo IMAGO sia rimasto
fedele a ciò (l’annuncio della fede
cristiana), il fatto che, grazie a questo,
sia diventato una comunità, il fatto che, il
piccolo gruppo, nato dai nostri sforzi
austriaci, si sia evoluto oltre i confini
fino alla Sicilia, alla Francia, a molti
parti dell’Europa, alla Spagna – mi ricordo
bene la mostra dei nostri amici spagnoli qui
in questa cappella – tutto questo è alquanto
meritevole, perché la Madre Chiesa non può
più praticare la virtù della “liberalitas” –
l’abbiamo sentito stamattina all’Accademia
delle Scienze – quella virtù che si
rappresenta con la cornucopia, come si può
vedere nei ducati e i talleri,
questa“liberalitas” che, per secoli, la
Chiesa, insieme ai sovrani, poteva
praticare, perchè era stata la grande
committente dell’arte.
Voi, cari amici di IMAGO, del Baglio e degli
altri gruppi di IMAGO-UNITATIS, lavorate in
una situazione di precarietà e non più con
la cornucopia della “liberalitas”, non più
con la generosità dei mezzi economici, che
una volta la Chiesa metteva a disposizione
come mecenate. Oggi voi dovete lavorare in
condizioni difficilissime, rimanendo al
vostro posto e la perseveranza in questo
sforzo è davvero ammirabile.
Così, in questo luogo, vorrei ringraziare
voi, che siete attivi, alcuni già da tanti
anni, in questa piccola comunità di IMAGO –
per la fedeltà, per lo sforzo e per i
risultati, che sono notevoli nonostante le
vostre situazioni precarie. Non posso
promettere che la “liberalitas” della Chiesa
possa crescere nei prossimi anni, non posso
promettere che ritornerà una grande epoca di
arte cristiana, come allora lo è stata per
il Barocco dopo i grandi periodi precedenti,
ma posso promettere solo una cosa: che il
Signore è fedele e risponde con la Sua
fedeltà a tutto quanto voi avete investito
con perseveranza nel vostro lavoro. Un
po' di “liberalitas” esiste ancora ai nostri
giorni per questi progetti, e, a proposito,
devo ringraziare specialmente i nostri
sponsor, come il comune di Vienna per il suo
sostegno da molti anni; personalmente
ringrazio per la città la Signora Ulrike
Marinov del Comune di Vienna per il sostegno
a IMAGO, inoltre la dottoressa Gabriele
Keil-Kala del Ministero per la Cultura ed
anche Mag Anton Kolarik della Banca di
Austria. Ringrazio anche tutti i fedeli che
danno il loro contributo per la Chiesa
perché rendono possibile mantenere
l’infrastruttura di IMAGO. Poi vorrei
ringraziare i Padri Agostiniani, Padre
Albin, Padre Matthias, Padre Dominik e la
signora Lechner. Soprattutto vorrei
ringraziare il prof. Mario Schwarz, che è
un coordinatore premuroso del gruppo IMAGO e
che sostiene tutti nel loro sforzo,
ringrazio una giovane coppia, sposati da
alcuni mesi, che ha aiutato a sistemare
questa mostra, e naturalmente Padre
Christian Spalek, il nostro fedele
accompagnatore spirituale.
E ringrazio tutti quelli che adesso
dimentico, chiunque abbia aiutato in qualche
modo e abbia sostenuto il lavoro di IMAGO
durante gli anni, deve sapere che merita il
mio più cordiale ringraziamento e al primo
posto stanno gli artisti.
Un cordiale ringraziamento a tutti ma
anzitutto agli artisti, senza di loro – no –
non sarebbe stato possibile fare
un’esposizione. Siete voi che ci avete
regalato questa possibilità, questo sguardo
che fa partecipare al vostro sguardo e così
ci aiutate ad aprire gli occhi alla bellezza
divina del mondo. Grazie!
Discorso del Cardinale Erdő
all’inaugurazione della mostra
Colombario della Cattedrale di Santo
Stefano, Budapest
Mostra Collettiva a cura di IMAGO UNITATIS
Venerdì 25 Maggio - ore 17,00

Sono molto lieto di inaugurare questa mostra
che – possiamo dire – è una sorta di
annuncio dell’arte sacra.
È stato caratteristico che oltre alle opere
esposte nella mostra abbiamo potuto goderci
anche la musica. All’inizio abbiamo sentito
che le comunità degli artisti da cui vengono
queste opere è composta da persone che
coltivano varie forme d'arte e sono di
vocazioni diverse. Tra di loro ci sono
architetti - ovviamente le opere non possono
essere esposte nei quadri di questa mostra -
artisti di arte applicata, pittori. Nella
storia dell’arte ecclesiale le vere grandi
opere sono le cattedrali che abbracciano
tutti queste forme d'arte.
Qui e adesso noi possiamo guardare dalla
classica icona, che ha le sue leggi,
all’arte non figurativa; ma c’é qualcosa che
le lega tutte e questo qualcosa è l’apertura
al Sacro. Mi piacerebbe dire che le legano
due cose, tra cui una è la comunione.
Abbiamo sentito nell’introduzione che questi
artisti sono in comunione tra di loro,
abbiamo sentito che sono in comunione con
Cristo. Andando più avanti: con l’aiuto
della loro arte uno può sentire che noi
uomini di questo mondo siamo in comunione
uno con l’altro, e siamo in comunione con il
Creatore dell’Universo, con Dio stesso.
Questo tipo di comunione si manifesta e si
rende raggiungibile per l’uomo credente.
Però c’é un altro pensiero fondamentale che
unisce queste opere, la libertà o meglio
dire la liberazione. Perchè? Perchè l’uomo
sulla terra sebbene incontri la bellezza nel
mondo dei colori, delle forme, dello spazio
e del tempo, ma limita le sue vedute a
quello che si vede, che si percepisce
fisicamente, prima o poi si sente
imprigionato, imprigionato dallo spazio e
dal tempo.
Lo spirito dell’uomo è chiamato a qualcosa
di più grande. Se riusciamo a metterci in
rapporto con il Creatore, siamo liberati da
questi limiti. Questa libertà che si apre
all’Infinito è la caratterstica della vera
arte.
Dio ci aiuti perchè i visitatori di questa
mostra, le persone che usano, acquistano,
ammirano queste opere possano vivere questa
comunione e liberazione.
Ringrazio Tamás Németh e a tutti gli
organizzatori di questa mostra per la loro
fatica, per questo bellissimo lavoro che
speriamo che avrà una continuazione. Non è
per caso che nella Diocesi di Vienna e anche
qui da noi questa mostra fa parte della
nuova evangelizzazione: si può e si deve
diffondere la Buona Novella con i mille
strumenti dell’audiovisualità e non soltanto
con parole.
Che questa mostra sia annunciatrice della
Buona Novella.
Grazie mille.
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Liebe Freunde
von Imago, cari amici del Baglio! È per me
un privilegio e una gioia particolare di
ritrovarvi qui a Vienna, gli amici del
Baglio, ci siamo incontrati nella luce di
uno sforzo comune, uno sforzo di ritrovare
la parola dell’arte cristiana.
Ich freue mich, die
Freunde von Baglio hier wieder zu treffen,
nach viel zu langen Jahren des
Nichtbegegnens, aber des
Immer-wieder-voneinander-Hörens, und die
innere Verbindung ist nie abgerissen, in dem
gemeinsamen Bemühen, das fast verlorene Wort
der christlichen Kunst wiederzufinden. Wir
leben in einer „dürftigen Zeit“, nach dem
Wort des Dichters „in dürftiger Zeit“, denn,
wenn wir uns, wo immer wir hinkommen in
Europa, umschauen, in den alten Kirchen, in
den Museen, wir werden überwältigt von einer
Fülle an Kunst, und das heißt immer, fast
immer, christlicher Kunst, dass wir im
Vergleich dazu uns nur als sehr arm
empfinden können. Und es gibt natürlich
viele Überlegungen, warum ist es dazu
gekommen? Von der großen „oikumene“ des
christlichen Bildes, der christlichen
Bildsprache, die bis ins Mittelalter, bis in
die Renaissance hinein gedauert hat, wo die
christliche Kunst von Katalanien bis Irland,
von Nubien bis in die slawischen Länder, vom
Nahen Osten, dem Heiligen Land, dem
Mutterboden unseres Glaubens, bis in die
fernsten Winkel Europas hinein eine
gemeinsame Sprache mit vielen Akzenten, mit
vielen Dialekten hatte, aber doch eine
gemeinsame Sprache, eine gemeinsame
Grammatik, eine gemeinsame Syntax. Aber mit
der Renaissance bricht diese Gemeinsamkeit
ab und die Kunst wird Sache der Experten mit
einer unglaublichen Entwicklung, einer
grandiosen Entwicklung, aber gleichzeitig
auch einer Entfremdung, einer Entfremdung
von der Mitte des christlichen Glaubens, von
seinem Ausdruck in einer gemeinsamen Sprache
des christlichen Bildes. Bis es dann zu
einem gewaltigen Abbruch kommt im 19. und
schließlich im 20. Jahrhundert. Die große
Frage, die wir uns seit 1995 gestellt haben
in der Arbeit von IMAGO – ich danke meinem
lieben Freund und Mitarbeiter seit 22
Jahren, Georg Stein, für sein treues
Daranbleiben – das Bemühen, oft belächelt,
kritisiert, auch ignoriert, die christliche
Bildsprache wiederzufinden – Entschuldigung,
wenn ich jetzt vor allem die bildenden
Künstler anspreche, die Musiker nicht
vergessend und die Bildhauer natürlich, die
plastischen Künstler und natürlich die
Literaten – aber die große Not ist
zweifellos das Suchen nach der gemeinsamen –
überhaupt – nach einer Bildsprache für
heute, die den christlichen Glauben sagt,
die ihn zu sagen vermag, ohne ihn zu
reduzieren, die ihn wirklich zur Sprache und
ins Bild bringt. Dass die Gruppe IMAGO treu
darangeblieben ist, dass daraus eine
Gemeinsamkeit geworden ist, über den kleinen
Rahmen von unseren österreichischen
Bemühungen hinaus bis nach Sizilien, nach
Frankreich, in viele Teile Europas, nach
Spanien – ich erinnere mich an die
Ausstellung der spanischen Freunde hier in
dieser Kapelle – dass daraus so etwas wie
eine europäische Bemühung geworden ist, ist
umso verdienstvoller, als die Mutterkirche
nicht mehr die Tugend der „liberalitas“
praktizieren kann – von der wir heute
Vormittag in der Akademie der Wissenschaften
gehört haben – jene Muse, die mit einem
Füllhorn dargestellt wird, aus dem viele
Dukaten und Taler herausfließen – die
„liberalitas“, die die Kirche
jahrhundertelang praktizieren konnte wie die
Herrscher, gemeinsam, weil sie die große
Auftraggeberin der Kunst war. Sie liebe
Freunde von IMAGO und Baglio, von den
anderen in IMAGO-UNITATIS Verbundenen, Sie
alle wirken unter prekären Verhältnissen und
nicht mit dem Füllhorn der „liberalitas“,
der Großzügigkeit der wirtschaftlichen
Mittel , die einst die Kirche als Mäzen
hatte. Heute müssen Sie oft unter
schwierigsten Verhältnissen dranbleiben und
bleiben es, und umso bewundernswerter ist
es, die Treue in diesem Bemühen bewahren.
Und so möchte ich an dieser Stelle Ihnen
allen, die Sie in dieser kleinen
Gemeinschaft IMAGO – viele von Ihnen seit
vielen Jahren – tätig sind, meinen
herzlichen Dank sagen, die Treue für das
Bemühen, und für die Resultate, die trotz
der prekären Situation doch beachtlich sind.
Ich kann Ihnen nicht versprechen, dass die
„liberalitas“ der Kirche größer werden kann
in den kommenden Jahren, ich kann Ihnen
nicht versprechen, dass wir in ein großes
Zeitalter christlicher Kunst kommen können
wie es noch einmal das Barock war nach den
großen vorangegangenen Epochen, aber ich
kann Ihnen eines versprechen, dass der Herr
treu ist und dass er auf das, was Sie an
Treue in Ihre Arbeit investieren mit Seiner
Treue antwortet. Ein Bisschen „liberalitas“
gibt es ja auch noch in unseren Tagen für
solche Projekte und deshalb darf ich heute
auch ganz besonders den Sponsoren danken,
ich denke hier an die Unterstützung der
Stadt Wien seit vielen Jahren, ich danke
Frau Ulrike Marinov von der Stadt Wien für
die Unterstützung die die Stadt Wien IMAGO
in seinem Bemühen gewährt, ich danke Frau
Doktor Gabriele Keil-Kala vom
Kunstministerium und auch der Bank Austria,
Mag. Anton Kolarik für die Unterstützung und
ich danke auch den Kirchenbeitragszahlern,
die auch durch ihren Beitrag ermöglichen,
dass es die Infrastruktur von IMAGO gibt.
Und dann möchte ich natürlich an dieser
Stelle danken den Patres Augustinern, Pater
Albin, Pater Matthias, Pater Dominik, Frau
Lechner, ich möchte besonders Professor
Mario Schwarz danken, den treuen Begleiter
und Vordenker, Mit- und Nachdenker der
Gruppe IMAGO und allen, die sein Bemühen
unterstützen, ich danke einem jungen
Ehepaar, die mitgeholfen haben hier bei der
Gestaltung der Ausstellung, Natascha und
Enrico Pinkhart, frisch verheiratet seit
einigen Monaten, und natürlich dem treuen
geistlichen Begleiter von IMAGO, dem Doktor
Christian Spalek. Und wem ich jetzt nicht
gedankt habe, der möge wissen, dass ich
trotzdem danke allen, die in irgend einer
Form mithelfen und vor allem, die durch
viele Jahre das Bemühen von IMAGO
unterstützt haben und das sind an erster
Stelle Sie, die Künstler, denen mein
herzlicher Dank gilt.
Un cordiale
ringraziamento a tutti ma anzitutto agli
artisti, senza di loro – no – non sarebbero
possibile fare un’esposizione. Siete voi,
che ci avete regalato questa possibilità,
questo sguardo che fa partecipare al vostro
sguardo e così aiutateci aprire gli occhi
alla bellezza divina del mondo. Grazie!
Eröffnungsrede 'imago unitatis 2012
+ Christoph
Kardinal Schönborn
Erzbischof von Wien.
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„Mit diesem Projekt für die christliche Kunst, das seit 1997 unter dem Titel "IMAGO" auch in eine Ausstellung mündet, soll die christliche Kunst in ihrem Wesen wieder neu betont werden. Gott zu loben und von ihm zu künden, das will der hier ausstellende Kreis christlicher Künstler in seinen Arbeiten spürbar werden lassen.“
Kardinal Dr. Christoph Schönborn
Erzbischof von Wien
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„Auch die Kunstwerke, die in dieser neuen Sammlung, die nunmehr zu einem festen Treffpunkt für die moderne österreichische Kunst geworden ist, gezeigt werden, erhellen in den lernwilligen Herzen den inneren Maßstab und den spirituellen Weg. Diese Werke sind in ihrer eindrucksvollen kompositorischen Verschiedenheit ein Licht, das den Weg des Menschen zur Liebe Gottes erhellt.“
Kardinal Francesco Marchisano
Titular-Erzbischof von Populonia
Ehemaliger Präsident der Päpstlichen Kommission für die Kulturgüter der Kirche
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„Ich freue mich deshalb sehr darüber, dass die Künstler aus der Erdiözese Wien in diesem Jahr die Einladung angenommen haben - zum ersten Mal in Palermo - ihre Werke zeitgenössischer christlicher Kunst, unter dem Titel „Imago 2003“, nach den erreichten Erfolgen von 1999 bis 2002 in Wien, Rom, Sevilla und Split, auszustellen. Ich hatte schon die Möglichkeit, sie persönlich schätzen zu lernen als ich auf Einladung von Kardinal Christoph Schönborn im August 2001 am VII. Kurs für christliche Kunst und Ikonographie teilnahm. Bei dieser schönen Gelegenheit konnte ich auch die Harmonie wahrnehmen, in der die Künstler aus Palermo und Wien zusammen arbeiteten, in der gemeinsamen Bestrebung, ihr Künstlertum im Lichte der christlichen Botschaft zu bezeugen.“
Kardinal Dr. Salvatore De Giorgi
Erzbischof von Palermo
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„Die Künstler dieser Initiative kommen aus allen Sparten und bemühen sich, ihre Werke entsprechend dem überlieferten Glauben der Katholischen Kirche zu formen und so nicht nur den Glauben hinauszutragen in alle Welt und alle Völker zu lehren, sondern auch das Gebetsleben der Christen zu unterstützen und zu fördern. Daß ihnen das sehr gut gelingt, hat man auch in Rom schon gewürdigt. Neben den vielen schönen Kunstwerken möchte ich besonders auch das Programm dieser Künstlergemeinschaft ans Herz legen, in dem die künstlerischen Grundlagen entsprechend dem überlieferten Glauben der Katholischen Kirche festgehalten wurden und das nun auch in spanisch aufliegt. Es ist wirklich eine empfehlenswerte und äußerst kompetente Abhandlung über das Wesen und die Aufgaben der christlichen Kunst.“
Kardinal Dr. Carlos Amigo Vallejo
Erzbischof von Sevilla
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„Daß die Kunst heute eine schwere Krise durchmacht, besonders was ihre christliche Integrität, Identität und Ausdruckskraft betrifft, kann wohl niemand bestreiten. Dies ist auch der Grund, warum unser Heiliger Vater, Papst Johannes Paul II., bereits mehrmals zur Frage der Kunst klar Stellung bezogen hat (zuletzt in seinem Brief an die Künstler, Ostern 1999) und ganz besonders den Aspekt der Glaubensverkündigung durch die Christliche Kunst hervorgehoben hat. Diesem Anspruch widmet sich in hervorragender Weise die Künstlervereinigung IMAGO: Unter der Schirmherrschaft Seiner Eminenz, Kardinal Dr. Christoph Schönborn, Erzbischof von Wien, streben die Künstler nach klaren Ausdrucksformen, basierend auf den künstlerischen Traditionen innerhalb der Katholischen Kirche, aber doch immer auch nach neuen, zeitgemäßen Formen suchend, um den Gläubigen von heute die Frohbotschaft unseres Herrn Jesus Christus durch ihre Werke zu erläutern und näherzubringen. Wirklich beeindruckend finde ich dabei, daß sich bei diesem Projekt alle Kunstsparten zusammengefunden haben, um diesem höheren Ziel zu dienen, was in Anbetracht der großen Individualität von Künstlerpersönlichkeiten Anerkennung verlangt und von einem wahrhaft christlichen Geist zeugt, der diesem Künstlerkreis innewohnt.“ Dr. Marin Barišić
Erzbischof von Split-Makarska
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"Jedoch
meine ich, daß die uns heute präsentierten Ausstellungsstücke von "IMAGO 99" eine Neubesinnung auf die geistigen und spirituellen Grundlagen unserer Tradition, eine Vertiefung unseres religiösen Lebens, ein schöpferisches Auseinandersetzen mit dem Glauben der Kirche und den Problemen der Menschen sowie ein Ringen um zeitnahe qualitativ hoch stehende Ausdrucksformen in künstlerischer Weise ehrlich anstreben. Sie sind damit geeignet, der christlichen Sakralkunst und der Kunst generell neue Impulse zu verleihen.“
Dr. Gustav Ortner
Österreichischer Botschafter beim Heiligen Stuhl
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Im Rahmen
der Veranstaltungen zum 1700. Jubiläum
des Martyriums der heiligen Devote, der
Patronin des Fürstentums, der Erzdiözese
und des Fürstenhauses, wird in Monaco
eine Ausstellung IMAGO mit
zeitgenössischer Sakralkunst gezeigt.
Ich freue mich über diese Initiative,
die uns erlaubt, Werke von Männern und
Frauen zu erleben, die uns durch ihre
Talente zur Schönheit und zum Göttlichen
hin öffnen.
All
die vergangenen Jahrhunderte hindurch
haben die Völker mit Sinn für ihre
Kultur danach gestrebt,
Gott
durch die Sakralkunst zu verherrlichen.
Durch ihre Architektur, ihre Skulpturen,
ihre Malereien
singen unsere Kathedralen so wie auch
die einfachen Kirchen und Kapellen auf
dem Land das Lob des
katholischen Glaubens. Diese
Meisterwerke, welche die Seelen erheben,
dienen der Katechese und der
Evangelisierung, weil sie uns in das
Herz des Heilsmysteriums eindringen
lassen. Wenn wir die Aufgabe haben,
dieses ehrwürdige
Erbe, das uns vergangene Generationen
überlassen haben, zu bewahren, so
haben wir auch die Verpflichtung, die
Künstler unserer Zeit zu ermutigen,
Werke zu schaffen, die vom Glauben der
Christen am Beginn des 21. Jahrhunderts
Zeugnis ablegen.
Mit der Kirche, die sich als Freundin
der schönen Künste erwiesen hat, danke
ich allen, die an der Organisation von
IMAGO im Fürstentum Monaco mitgewirkt
haben, in dem nach dem Willen unserer
Souveränen Fürsten die Kunst und die
Kultur ganz besonders gefördert werden.
Ich wünsche mir, daß uns der Ausdruck
unseres Glaubens in Bildern und anderen
Kunstwerken erbaut
und uns hilft, allen das Evangelium
Christi zu verkündigen als eine Quelle
der Freude und Glückseligkeit.
Seine Exzellenz
+ Bernard Barsi
Erzbischof von Monaco
Die spirituelle,
moralische Berufung ist von der
künstlerischen Berufung zu
unterscheiden, die darin besteht,
entsprechend den Gesetzmäßigkeiten
und speziellen Anforderungen der
Kunst zu handeln, doch sind die
beiden Berufungen auch insofern
miteinander verbunden, als ein
Kunstwerk notwendigerweise
den Reflex, das Spiegelbild vom
Inneren des Künstlers darstellen
wird. Nehmen wir das Beispiel des
Heiligen Franz von Assisi, der vor
allem ein Mann in Frieden mit Gott
war; auf dieser spirituellen Grundlage
entstand seine Freundschaft zu den
Menschen, seine Liebe für die
Schöpfung des Herrn und seine
dichterische Inspiration, die sich
in der ältesten Lyrik der
italienischen Literatur
niedergeschlagen hat. Es
ist bekannt, dass die griechische
Schriftfassung der Bibel, die
Septuaginta, das Wort „kalón"
dafür verwendet, auszudrücken, dass
Gott alles, was er geschaffen hatte,
als „gut" bezeichnet hat, was
tatsächlich aber „schön" bedeutet
(Genesis 1, 10 ff); weiters ist der
„Gute Hirte" (vgl. Johannes 10, 11)
wörtlich
„der schöne (kalós)
Hirte" in Synthese von
Makellosigkeit und Schönheit, so wie
auch die „guten Werke",
die notwendig sind, um Jünger
Christi zu sein (vgl. Matthäus 5,
14-16), wörtlich ebenfalls „schöne
Werke" (Kalb) sind, da sie das
innerliche Gute desjenigen, der sie
vollbringt, manifestieren und Freude
bereiten bei jenem, dem sie zuteil
werden. Dies ist sicher nicht nur
für die Kunst von Bedeutung, insofern
ein Bezug zwischen dem Schönen
und dem Guten besteht, wie ihn die
griechische Philosophie erklärt,
in dem Sinne, dass „die Schönheit
gleichsam der sichtbare Ausdruck des
Guten ist, so wie das
Gute die metaphysische Voraussetzung
der Schönheit ist". Deswegen
erscheint es „sehr treffend, wenn
man sagt, die Schönheit ist die vom
Schöpfer durch das Geschenk des
'künstlerischen Talentes' an ihn gerichtete
Berufung" (Brief S.3).
Auf diesem Weg soll sich
der Künstler dessen bewusst sein, dass
sein Werk zu einem tieferen Verständnis
der Wirklichkeit beiträgt, denn er wurde
mit einer Sensibilität begabt, die der
anderer Menschen überlegen ist. Zur
gleichen Zeit soll er auch wissen, dass
seine Kunst vom Gesichtspunkt der
Vermittlung moralischer
Werte nicht neutral sein kann. Wenn die
Kunst zu recht Ausdruck künstlerischer
Inspiration ist,
die wie eine innere Kraft wirkt, der
sich der Künstler nicht entziehen kann,
da er sonst seine Inspiration
verraten würde, so ist es auch wahr,
dass sie eine gesellschaftliche und
erzieherische Bedeutung hat, was daher
eine Verantwortung den Rezipienten
gegenüber, insbesondere den
Jugendlichen, mit sich
bringt. Hier ist nicht die Rede von Obszönität
oder Blasphemie, die mit Sicherheit
auszuschließen sind,
aber vom
widersprüchlichen, tiefen Nihilismus,
wie man ihn manchmal in gewissen
verzweifelten und
zweifelhaften Werken der
Bildhauerei, der Literatur oder der
Musik entdeckt.
Seine
Exzellenz
+ Mauro
Piacenza
Titularbischof von Vittoriana
Präsident der Päpstlichen Kommission für
die Kulturgüter der Kirche
Jeder
Künstler hat zu den Geheimnissen des
Glaubens einen anderen Zugang. Seine
persönliche Frömmigkeit wird abgebildet
im Dargestellten. So wie Jesus Christus
im Heilsgeschehen uns sichtbar auf Erden
erschienen ist, so wird von den
Künstlern aus aller Welt die Heil
schaffende Botschaft Christi bildhaft,
sichtbar, „real" vergegenwärtigt. Eine
Auseinandersetzung mit der
künstlerischen Aufbereitung des Glaubens
wird dadurch zur intensiven Begegnung
mit unserem eigenen Glauben.
Der Gedanke, dass sich Künstler aus
aller Welt dem Ziel verschrieben haben,
die Botschaft des Heils durch die Kunst
zum Sprechen zu bringen, ermutigt mich,
mehr Aufmerksamkeit den neuen und
innova¬tiven Formen der Kunst zu
schenken; sprechen diese doch die
Sprache der Gegenwart und beschreiben
die Geheimnisse unseres Glaubens im
Horizont unserer Zeit und unserer
Lebenserfahrung.
Bilder und Skulpturen verweisen auf das
Abgebildete. Die Musik zieht uns
gleichsam empor. Möge die christliche
sakrale Kunst unseren Blick immer fester
auf den lenken, der sich in der
Schöpfung als der größte aller Künstler
geoffenbart hat. Seine Größe durch die
Kunst zu verherrlichen, ist der
bleibende Antrieb und Auftrag zugleich,
die den zeitgenössischen Künstlern
mitgegeben wird. Die Qualität ihrer
Arbeiten wird dem gerecht.
Seine Exellenz
Gerhard Ludwig Müller
Bischof von Regensburg
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„Es freut mich, dass ein Kreis von tätigen
Künstlern sich zusammengefunden hat, um über
die Verkündigung des christlichen Glaubens
in der Kunst und durch sie gemeinsam
nachzudenken. Ich wünsche diesem Kreis und
dem von ihm erarbeiteten Bericht, dass davon
Impulse zur Neuorientierung der christlichen
Sakralkunst ausgehen."
Dies schrieb ich
1996 anlässlich der Veröffentlichung des
Programmes von IMAGO - CHRISTLICHE KUNST
HEUTE. Das ist nun bereits zehn Jahre her.
Mittlerweile ist der Künstlerkreis in der
Erzdiözese Wien nicht nur angewachsen,
sondern es konnten auch zahlreiche andere
Länder für die Verkündigung des christlichen
Glaubens durch die Kunst begeistert und
einige viel beachtete Ausstellungen über
christliche Kunst in europäischen
Kulturhauptstädten präsentiert werden. Ich
bin daher dankbar, dass sich das Projekt
IMAGO diesem Anliegen widmet.
Mit besonderer
Freude aber ist zu vermerken, dass nach
zehnjähriger Tätigkeit der Vatikan seine
Anerkennung ausgesprochen hat: Mit IMAGO
UNITATIS wird dieses Anliegen nun auch
weltkirchlich weitergeführt. Ich danke all
jenen Bischöfen aus Italien, Spanien,
Kroatien, Deutschland, Frankreich,
Monaco und nun
auch Tschechien, die dieses Unternehmen
mittragen.
Es freut mich besonders, dass
der Erzbischof von Prag, Kardinal Miloslav
Vlk, IMAGO 2006 in das für
seine
einzigartigen Kunstschätze
bekannte Prag eingeladen hat und so die
Verbundenheit von
Tschechien und Österreich in
Kunst und Kirche weiter gefördert wird.
+ Christoph
Kardinal Schönborn
Erzbischof von Wien
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„Die christliche Kunst ist eine Kunst der
Größe und Wahrheit und nicht eine Kunst von
Luxus und Prahlerei" (Marie-Alain Couturier
OP).
Die Wahrheit sieht meist aus wie eine
einfache Forderung („adaequatio intellectus
et rei"). Sie fordert uns aber doch immer
wieder auf, uns anzustrengen, unsere
Vorurteile, vorgefassten Meinungen und
allfällige Konventionen hinter uns zu lassen
und zu überwinden, denn: allein „Die
Wahrheit wird euch frei machen" (Joh.8,32).
Zur Wahrheit in der christlichen Kunst
gehört die Größe ebenso zwingend dazu, wie
auch die Wahrheit in der christlichen Kunst
mit Luxus und Prahlerei unvereinbar ist und
ihre Darstellungsweisen ausschließlich auf
authentische und fachlich hochwertige Art
ausgeführt werden dürfen. Das Vertrauen in
Gott ist daher dem christlichen Künstler bei
seinem Versuch die Wahrheit darzustellen
ebenso notwendig, wie die technischen
Fähigkeiten.
Ich möchte hier den oft als „Zeitgenosse der
Zukunft" bezeichneten Komponisten Gustav
Mahler nennen, weil er mir durch seine
Geburt in Böhmen und sein Wirken in
Österreich (Mahler war jahrelang Direktor
der Wiener Hofoper) ein schönes VOR-BILD aus
vergangener Zeit für die Verbundenheit der
beiden Länder scheint, wie dies nun auch die
Ausstellung von IMAGO - Wien in Prag zeigt.
Mahler, geboren in einer jüdischen Familie,
konvertierte mit 37 Jahren zum Katholizismus
und hat neben seinen zahlreichen, viel
bewunderten weltlichen Stücken auch so
ergreifende christliche Werke komponiert,
wie zum Beispiel seine 2. Symphonie
„Auferstehung" oder das Gebet zum Heiligen
Geist „Veni creator spiritus".
Ich freue mich deshalb ganz besonders, dass
wir neben der Präsentation der in allen
Sparten vertretenen Bildenden Kunst auch ein
Konzert des „Ensemble IMAGO" geboten
bekommen: Anerkannte katholische Komponisten
haben verschiedene christliche Themen in
zeitgemäßen, harmonischen Formen vertont und
lassen so die Sinne durch „wohllautende
Klänge" sich zu Gott erheben, wie dies schon
der Hl. Augustinus von sich selbst erzählte:
„Wie weinte ich unter deinen Hymnen und
Gesängen, heftig bewegt von den
wohllautenden Klängen in deiner Kirche! Jene
Klänge drangen in mein Ohr und ließen die
Wahrheit in mein Herz träufeln; fromme
Empfindungen wallten darin auf, meine Tränen
flossen, und mir war wohl dabei" (Confessiones
9, 6, 14).
Möge die Ausstellung IMAGO 2006 in unserem
schönen Prag ein großer Erfolg sein und die
Verbundenheit von Wien und Prag durch den
gemeinsamen Glauben an Christus, ausgedrückt
in den hier präsentierten Werken, weiter
wachsen und so gefördert werden.
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Miloslav Kardinal Vlk
Erzbischof von Prag
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